Sto guardando fuori da un finestrino del frecciarossa direzione milano centrale, è una mattina di luglio, l'aria condizionata non mi fa sentire il calore del sole che si avverte solitamente vicino alla vetrata. Non sono a mio agio, la fobia per i mezzi di trasporto mi tiene sempre in allerta, l'ansia pervade il mio corpo dalla punta dei piedi al capo, chiudo gli occhi con l'invana speranza che tutti passi in fretta, ma niente, li riapro, davanti a me c'e’ mio figlio, adolescente a cui ho già rivolto decine di richiami per fargli indossare la mascherina, mi risponde che il cervello rifiuta l'idea. Punto e basta. Penso che l’adolescenza sia un periodo di nebbia in tutti i sensi. Cerco di ricordarmi io alla sua età, ma meglio di no. Il motivo del viaggio per rientrare a casa dalle vacanze è proprio lui o meglio una festa di compleanno a cui non può, a suo dire, mancare. Quattro giorni a casa e poi si ritorna per trascorrer...
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