Sto guardando fuori da un finestrino del frecciarossa
direzione milano centrale, è una mattina di luglio, l'aria condizionata non
mi fa sentire il calore del sole che si avverte solitamente vicino alla
vetrata. Non sono a mio agio, la fobia per i mezzi di trasporto mi tiene sempre
in allerta, l'ansia pervade il mio corpo dalla punta dei piedi al capo, chiudo
gli occhi con l'invana speranza che tutti passi in fretta, ma niente, li riapro, davanti a me c'e’ mio figlio, adolescente a cui ho già rivolto decine di richiami per fargli
indossare la mascherina, mi risponde che il cervello rifiuta l'idea. Punto e basta. Penso
che l’adolescenza sia un periodo di nebbia in tutti i sensi. Cerco di
ricordarmi io alla sua età, ma meglio di no. Il motivo del viaggio per
rientrare a casa dalle vacanze è proprio
lui o meglio una festa di compleanno a
cui non può, a suo dire, mancare.
Quattro giorni a casa e poi si ritorna per trascorrere gli ultimi giorni di
mare. Cosa non si fa per i figli. Tiro fuori il cellulare, scrivo, è il miglior modo per non pensare e con la coda
dell’occhio ogni tanto sbircio fuori. Fare
il genitore è un lavoro difficile, se poi hai che fare con un
diciassettenne convinto delle sue idee e delle sue azioni è ancora più
dura, se poi ha per madre una
donna che mal digerisce certi comportamenti, la lotta è assicurata. Da una parte si cerca sempre più libertà e l’ autodeterminarsi porta a dei contrasti con chi lo ha cresciuto ed
amato e dall’altra il genitore con la sua continua sollecitudine alle regole. Molla
il colpo mi dicono, so che hanno ragione….la mia attenzione si deve spostare sul
lavoro, sulla casa e su progetti in parte chiusi ancora nel cassetto. È ora di iniziare, scelgo il progetto casa, rinnovare
è la parola chiave, c’è chi va dal parrucchiere
e c’è chi stravolge il proprio salotto. Creare idee e farsi contaminare per raggiungere
l’obiettivo desiderato. Saranno quattro giorni di lavoro coordinato, riuscirò a
realizzarlo?
A presto!
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