Era il 2016, mese di ottobre, avevo in agenda un appuntamento con un cliente particolare, ci avevo parlato telefonicamente un po' di volte. Non so voi, ma io da una voce mi immagino la sua figura e spesso ci azzecco. Avevo fissato per lui un paio di visite, il nostro incontro, però, avvenne in una delle mie pause caffè e non in agenzia. Sono un po' metodica, alla solita ora, al di là della strada, quel giorno, come sempre, mi aspettava il mio caffè macchiato con lettura fugace della Gazzetta. Ordinai il mio caffè, buttai l'occhio sui tavolini, poi sui giornali, cercai la Gazzetta... l'aveva un avventore del bar, un signore sulla cinquantina di bella presenza. Mi sedetti al tavolino vicino con la speranza che mollasse la presa prima della fine della mia pausa di metà mattina, forse la mia insistenza nel fissare le pagine rosa del giornale portò il signor ad alzare lo sguardo, io non abbassai il mio, mi chiese se volessi leggerlo, era sorpreso che una donna leggesse la gazzetta dello sport, accettai al volo, ora era lui che mi fissava, gli sorrisi, gli dissi che ero una gobba juventina e scambiammo un paio di battute. Il mio tempo era scaduto, lo salutai, gli offrii il caffè per ricambiare, lui cercò inutilmente di rifiutare, ma nulla poté, Chiara, la barista, intervenne chiamandomi per nome decretando il mio volere. Il signore mi sorrise, aveva capito chi aveva difronte, io ancora no! Non avevo riconosciuto la voce, uscii dalla caffetteria e tornai in ufficio. Pochi minuti dopo sulla soglia mi comparve la sua figura, era lui il mio cliente. Gli strinsi la mano, in effetti non poteva che non essere lui, pensai.
- fine prima parte-
A risentirci
Regina
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